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Appalti, responsabilità solidale: si torna al passato

Con il DL 25/2017, approvato nei giorni scorsi, il Governo ha ripristinato la piena responsabilità solidale del committente con l’appaltatore eliminando il beneficio della preventiva escussione del patrimonio dell’appaltatore. Ora il lavoratore che vanta crediti retributivi e contributivi può rivalersi direttamente sul committente (imprenditore o datore di lavoro) e non più in primis sull'appaltatore. Viene così scongiurato il referendum, ma il rischio concreto è quello di penalizzare le imprese corrette con pesanti distorsioni nel mercato degli appalti.

Come si ricorderà in base all’articolo 29 del D.lgs. 276/2003 (cd. Riforma Biagi), su appaltatore e committente (imprenditore o datore di lavoro) incombe il regime della responsabilità solidale e dunque tanto il committente quanto l’appaltatore sono tenuti a pagare i crediti da lavoro, i contributi previdenziali e assicurativi maturati dal personale impiegato nell’appalto e dai lavoratori autonomi. La Legge Fornero sulla riforma del mercato del lavoro (L. 92/2012) all’art. 4, comma 31, ha derogato al regime di responsabilità solidale del committente. Quest’ultimo, chiamato in giudizio per il soddisfacimento dei crediti retributivi e contributivi vantati dal lavoratore impegnato nell’esecuzione dell’appalto, prima del DL 25/2017 poteva eccepire, nella prima difesa, il beneficio della cosiddetta preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore medesimo e degli eventuali subappaltatori. Il lavoratore in sostanza doveva agire prima verso il proprio datore di lavoro e solo dopo verso il committente.

Il DL 25/2017 ha abrogato proprio quest’ultima norma e i lavoratori in credito potranno rivolgersi subito al committente che, tuttavia, non avendo la facoltà di controllare il dipendente dell’appaltatore o le informazioni relative ai diritti vantati, sarà costretto a pagare immediatamente per infrazioni commesse dall’impresa a cui aveva affidato l’appalto. L’istituto della responsabilità solidale va quindi a danneggiare tutti gli attori della filiera delle costruzioni, anche i dipendenti che attraverso questa norma si vogliono tutelare. ANAEPA-Confartigianato Edilizia ha espresso forte dissenso rispetto a tale decreto che, oltre a rappresentare un passo indietro rispetto al passato, non tutela le imprese regolari.

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