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CONFARTIGIANATO CONTRO L’ESTENSIONE DELLO SPLIT PAYMENT

Lo split payment continuerà a complicare la vita degli imprenditori. Nella manovra economica appena varata, il Governo ne ha infatti esteso l’applicazione alle società pubbliche. Il meccanismo, introdotto nel 2015 per combattere l’evasione dell’Iva, obbliga la pubblica amministrazione a trattenere e versare direttamente all’erario l’IVA sulle fatture emesse dai propri fornitori. Risultato: le imprese rimangono in credito d’imposta e devono aspettare molti mesi prima di vedersi rimborsata l’Iva. Già, perché lo Stato è un esattore velocissimo quando si tratta di incassare, ma se deve saldare i suoi debiti, è un pagatore lentissimo.

Con l’estensione dello split payment, si aggravano così i problemi di liquidità delle imprese che forniscono beni e servizi agli enti pubblici. Oltre ad attendere anni per vedersi saldate le fatture, devono aspettare altro tempo per ottenere il rimborso dell’Iva. Come se non bastasse, devono sborsare altri soldi per i costi amministrativi legati agli adempimenti per presentare istanza di rimborso.

Una situazione insostenibile denunciata già due anni fa da Confartigianato che ora torna alla carica per contestare un meccanismo con il quale lo Stato finisce per fare cassa sulle spalle delle imprese oneste.

“Per combattere l’evasione dell’Iva – ha ribadito Pierpaolo Soffientini presidente della Confartigianato Crema riprendendo quanto sostenuto dal presidente nazionale Giorgio Merletti  – c’è un modo molto semplice e a costo zero per gli imprenditori. Si chiama fatturazione elettronica ed è obbligatoria dal 2015 per le imprese che forniscono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione. Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, in Italia la quota di aziende che emette fatture elettroniche è pari al 30,3%, vale a dire il 12,5% in più rispetto alla media europea. Inoltre, tra il 2014 e il 2016 le imprese che inviano fatture elettroniche sono aumentate del 25%, a fronte di un ridotto incremento del 6,5% nell’Unione europea”.

“Pertanto  invece di caricare le aziende in regola di inutili costi e burocrazia –  ha precisato Soffientini – basterebbe far funzionare e monitorare gli strumenti che permettono di colpire i ‘furbi’. Ma proprio qui sta il problema: lo Stato, non soltanto non riesce a pagare i suoi creditori, ma non riesce nemmeno a controllare a quanto ammontano i suoi debiti verso le imprese. Confartigianato sulla base del Documento di economia e finanza presentato dal Governo ha scoperto che a fronte di oltre 27 milioni di fatture ricevute da 22mila pubbliche amministrazioni, mancano i dati sui pagamenti per circa 12 milioni di fatture, vale a dire il 44% del totale”.

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