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ASSEMBLEA RETE IMPRESE ITALIA – Il Presidente Merletti: ‘Dall’Ue meno vincoli e più sviluppo per 23 milioni di imprese’

La rinascita dell’Europa comincia dalla valorizzazione del ruolo di 23,1 milioni di piccole imprese che danno lavoro a 67,7 milioni di addetti, pari al 49,9% dei lavoratori di tutte le imprese europeeE’ questo, in sintesi, il messaggio che il Presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Merletti, ha lanciato oggi all’Assemblea di Rete Imprese Italia, che riunisce le cinque principali organizzazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese e dell’impresa diffusa (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) che insieme rappresentano 2,5 milioni di imprese.

I lavori dell’Assemblea si sono aperti con la lettura del messaggio inviato a Rete Imprese Italia dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ha poi preso la parola il Presidente Merletti il quale ha sottolineato l’urgenza di attenzione e sostegno da parte delle istituzioni europee e nazionali agli sforzi dei piccoli imprenditori per uscire dalla crisi. Clicca

“Noi – ha detto il Presidente Merletti – riteniamo che l’Europa è ancora una prospettiva fertile per i milioni di aziende che vi operano. Però ci chiediamo perché un imprenditore italiano dovrebbe sentirsi anche europeo? Perché dovremmo essere orgogliosi di far parte dell’Ue? Cosa fa l’Europa per noi imprenditori, per aiutarci a competere nel mondo, per migliorare la nostra attività? Dov’è l’Europa delle e per le imprese? Sono domande rimaste senza risposta che provocano insofferenza verso l’Europa e reazioni nazionalistiche”.

I problemi in cui si dibattono i piccoli imprenditori italiani e per i quali servono decisioni politiche riguardano il peso del fisco, la difficoltà di avere credito e di tenere il passo con il cambiamento dei mercati, il timore per l’instabilità e l’insicurezza in relazione ai flussi migratori.

Merletti ha citato alcuni dati: in Italia dal 2008 ad oggi il calo degli occupati si è concentrato nel lavoro indipendente con la perdita di 535.000 unità; negli ultimi 5 anni i finanziamenti alle imprese sono diminuiti di 120 miliardi; nel 2017 il nostro Paese evidenzia un maggior prelievo fiscale rispetto all’Eurozona di 21,3 miliardi di euro, pari a 1,3 punti di Pil. Inoltre, il cuneo fiscale è pari al 47,8%, superiore di 11,8 punti alla media dei Paesi Ocse, e la tassazione dell’energia in rapporto al Pil è la più alta dell’Ue.

“La nostra ripresa economica – ha aggiunto – è ancora fragile, con un tasso di crescita nel 2017 e 2018 tra i più bassi d’Europa. Serve maggiore flessibilità per evitare che gli automatismi delle politiche di austerità adottate dall’Europa ci soffochino e facciano aumentare l’insofferenza dei singoli Stati verso l’Ue”.

L’Europa – ha detto ancora Merletti – deve ascoltare i suoi cittadini e i suoi imprenditori. La tenuta del sistema politico e sociale, il rilancio dell’economia, sia in Europa che in Italia, impongono interventi urgenti per le micro, piccole e medie imprese: a cominciare dal fisco e dal credito, dalle politiche per la formazione e l’occupazione, dagli interventi per l’innovazione e l’internazionalizzazione delle piccole imprese”.

Alla relazione del Presidente Merletti hanno replicato il Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Benedetto Della Vedova e il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Pier Paolo Baretta.

Nel corso dell’Assemblea sono state diffuse le rilevazioni sul nostro export e sui rischi legati a instabilità politica, conflitti e ondate protezionistiche. Questi fenomeni, secondo Rete Imprese Italia, mettono a rischio il 56,4% delle nostre esportazioni, pari ad un valore di 235,1 miliardi di euro.

Secondo Rete Imprese Italia nelle aree del mondo attraversate da conflitti e turbolenze geopolitiche (Medio Oriente, Federazione Russa, Nord Africa, America centro-meridionale e Turchia) si concentra il 14,8% dell’export italiano, pari a 61,7 miliardi di euro.

Nel 2016 le nostre esportazioni in queste aree del mondo hanno registrato un calo del 5,7%. In particolare, la maggiore diminuzione delle nostre vendite si è verificata in Medio Oriente (-6,7%). A seguire l’America centro-meridionale (-6,2%), la Russia (-5,3%), il Nord Africa (-5,0%) e la Turchia (-3,8%).

Alzare muri e creare barriere protezionistiche provocherebbe rischi per il nostro commercio estero anche in altri otto mercati potenzialmente critici:  gli Stati Uniti d’America per l’annuncio di politiche a carattere protezionistico, il Regno Unito in conseguenza della Brexit, i cinque Paesi dell’Area Schengen che hanno temporaneamente ripristinato i confini ed i controlli doganali in relazione alla crisi dei migranti –  Austria, Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia – e la Francia a seguito delle misure di sicurezza per la persistente minaccia di terrorismo.

In questi mercati – rileva Rete Imprese Italia – si concentra il 41,6% dell’export italiano che totalizza un valore di 173,4 miliardi di euro.

Nel dettaglio, negli Stati Uniti esportiamo per 36,9 miliardi; nei 6 Paesi dell’area Schengen che hanno adottato restrizioni il nostro export vale 114 miliardi e nel Regno Unito il valore delle nostre esportazioni è pari a 22,5 miliardi. Nel totale di questi otto mercati l’export italiano nel 2016 è aumentato del 2,8% rispetto all’anno precedente.

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