Nel quadriennio in esame la spesa per investimenti sale di 2,7 miliardi di euro (+7,7%), ma in rapporto al PIL – senza considerare l’impatto della manovra di bilancio 2018 – mantiene un basso profilo e nel 2020 è indicata al 2,0%, inferiore al livello del 2016 (2,1%).
Persistono distorsioni del sistema previdenziale tra le diverse classi di età della popolazione che rendono necessari interventi correttivi. Il sistema di welfare italiano si conferma una ‘coperta corta’: l’aumento della spesa pensionistica genera un fenomeno di spiazzamento della spesa sociale destinata a giovani e famiglie. Nel dettaglio in Italia la spesa per le famiglie e giovani ammonta a 25.169 milioni di euro, pari all’1,5% del PIL. Se l’Italia sostenesse una spesa pubblica per la Famiglia e giovani in rapporto al PIL in linea con la media del 2,0% di Francia e Germania, i maggiori Paesi dell’UE con incidenza di tale spesa su PIL superiore a quella italiana, si avrebbe un incremento di spesa di 7.127 milioni di euro che la porterebbe a valere 32.296 milioni di euro, il 28,3% in più del livello attuale. La sintesi di queste valutazioni evidenzia un aspetto paradossale della spesa italiana per welfare: per 1 euro speso per famiglie e giovani si spendono 10,51 euro in pensioni e sanità per anziani.
La crescita della spesa pensionistica è quasi interamente determinata dagli assegni di maggiore importo. Nel dettaglio i pensionati con un reddito medio alto – consistente in un assegno mensile di 3.000 euro ed oltre – sono il 6,9% dei pensionati, ma la spesa connessa assorbe un quinto (20,5%) della spesa pensionistica; in termini dinamici, tra il 2012 ed il 2016 le pensioni sopra i 3mila euro determinano l’88,5% dell’aumento della spesa pensionistica, con un aumento di 10,7 miliardi di euro su un totale di 12,1 miliardi di euro mentre le pensioni di minor importo hanno aumentato la spesa per 1,4 miliardi di euro.
Alla luce dell’elevata spesa per gli anziani e del basso livello di spesa per le nuove generazioni va segnalato che le risorse pubbliche messe in campo dallo Stato non colgono gli obiettivi redistributivi finalizzati all’inclusione sociale e alla lotta alla povertà soprattutto dei giovani: nel 2016 l’incidenza di povertà assoluta degli anziani è del 3,8% contro il 7,3% degli adulti 35-64 anni ed il 10,0% dei giovani tra 18 e 35 anni mentre dieci anni prima, a fronte del 4,6% di anziani poveri, il fenomeno toccava molto meno i giovani 18-34 anni (2,3%) e gli adulti 35-64 anni (2,4%